Coronavirus – Quando finirà? Quando potremo tornare a viaggiare?

Quando finirà? Quando potremo tornare a viaggiare? La pandemia di coronavirus sta colpendo duramente e non c’è casa, in qualunque angolo del pianeta, in cui non ci si chieda quando finirà. Questo, però, è un blog di viaggi e noi, come voi che ci seguite, ci chiediamo anche quando potremo tornare a viaggiare.

Siamo consci che quest’ultima domanda è una sciocchezza rispetto ai tanti problemi che tutti quanti dobbiamo affrontare ora e che dovremo affrontare nel prossimo futuro ma sarebbe sciocco non porsela. Anche perché ci sono persone che, magari, hanno un volo o un viaggio prenotato per la prossima estate (noi compresi) e, giustamente, si chiedono se potranno farlo in sicurezza o no.

Siccome sono stufo marcio di leggere in rete e sentire alla TV illustri signor nessuno che si atteggiano a scienziati o sedicenti esperti che sparano previsioni, numeri e date senza alcun senso, pronte per essere smentite il giorno dopo, ho deciso di mettere a frutto la mia formazione scientifica.

E’ vero, sono un fisico, faccio “lo scienziato” di mestiere, però non sono un esperto di epidemiologia e non voglio, quindi, insegnare nulla a nessuno né atteggiarmi anche io a sedicente esperto. Tuttavia, analizzando i dati ufficiali della Protezione Civile e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), qualche informazione orientativa la si può comunque trarre, senza la pretesa di trarre conclusioni definitive o migliori di quelle che possono trarre gli esperti, quelli veri.

Per le analisi che seguono mi baso sui dati aggiornati al 9 Aprile 2020.

Breve introduzione

L’attuale pandemia, apparentemente originatasi in Cina alla fine del 2019, è dovuta ad un virus (un tipo di coronavirus) che pare abbia fatto il salto di specie passando dai pipistrelli all’uomo [1]. La malattia provocata da questo virus viene chiamata semplicemente coronavius o COVID-19 e causa un’influenza che presenta un elevato tasso di complicanze anche letali; il virus è, invece, indicato con il nome Severe Acute Respiratory Syndrome Coroinavirus 2 (SARS-Cov-2) [2].

Il virus è stato identificato per la prima volta a Wuhan (Cina) e si è propagato in tutto il mondo dando origine alla pandemia in corso [3].

In questa analisi estremamente semplificata ho utilizzato solamente dati ufficiali provenienti dai rapporti dell’OMS [4] e della Protezione Civile italiana [5]. E’ stato riportato che i rapporti dell’OMS a volte contengono piccoli errori (di battitura, ecc); una volta identificati sono stati corretti prima di utilizzare i dati.

Quando è iniziata la pandemia in Europa? Un’analisi comparativa su alcuni paesi significativi

L‘Italia è il paese che, allo stato attuale, è stato maggiormente colpito in Europa dal coronavirus, per questo motivo mi sono concentrato sui dati italiani e li ho usati come parametro di riferimento. La data ufficiale del primo caso in Italia è il 21 Febbraio 2020.

E’ interessante comparare l’andamento dell’infezione (almeno nelle prime fasi) in altri paesi Europei (confinanti o meno con l’Italia) per avere qualche informazione sull’inizio della pandemia in Europa.

Si può ottenere una stima approssimativa di questa data disegnando le curve dei contagi nei vari paesi e poi introducendo uno sfasamento temporale in modo che siano tutte sovrapposte ad una curva presa come riferimento. Io, come ho già detto, ho usato come riferimento la curva italiana.

Considerando solo alcuni paesi come esempio, il risultato è presentato nella figura qui sotto.

Fig. 1 – Numero totale di casi in alcuni paesi Europei, sovrapposti alla curva italiana

Come si può vedere, l’andamento delle infezioni nel gruppo di paesi considerato è approssimativamente lo stesso, questo conferma che tutti i paesi considerati stanno fronteggiando il medesimo fenomeno. Inoltre, guardando lo sfasamento temporale  necessario per ottene la sovrapposizione delle curve rispetto al caso italiano, è possibile stimare il tempo in cui il virus ha iniziato a circolare in Europa.

Per comodità di lettura ho messo i dati nella tabella seguente (indico solamente alcuni paesi significativi che ho considerato come esempio).

Tabella 1. Stima del ritardo dell’inizio dell’epidemia di coronavirus in alcuni paesi europei ottenuta dall’analisi dello sfasamento temporale dei dati rispetto al caso italiano.
Sfasamento temporale dopo l’inizio della pandemia in Italia
Una settimana Due settimane
Francia Regno Unito
Spagna Svizzera
Germania (9 giorni) Austria
Paesi Bassi

Sostanzialmente i paesi nostri primi vicini ed altri significativi che ho considerato si dividono in due gruppi, il primo dei quali ha visto l’epidemia iniziare una settimana dopo l’Italia mentre il secondo ha avuto un ritardo di due settimane circa.

E’ interessante notare il dato della Germania nella quale la diffusione del contagio sembra essere iniziata circa 9 giorni dopo l’Italia. Tuttavia, secondo l’attuale interpretazione epidemiologica, il virus pare essere arrivato in Europa attraverso strade diverse ma il primo focolaio è stato individuato a Monaco in Gennaio. Una serie di studi genetici pubblicati da un team di scienziati svizzeri e statunitensi coordinati da Trevor Bedford del Fred Hutchinson Cancer Research Center di Seattle (USA) [6], infatti, mostra come il focolaio tedesco potrebbe aver silenziosamente alimentato gli altri focolai ed è direttamente collegato anche al focolaio italiano.

Dunque l’inizio dell’epidemia di coronavirus in Germania potrebbe essere stato riconosciuto in ritardo e solo dopo la diffusione in Italia. Questo potrebbe spiegare il ritardo di 9 giorni identificabile dai dati OMS.

Ora analizziamo più in dettaglio in caso italiano.

Il caso Italia

Scegliere l’indicatore da analizzare

La Protezione Civile fornisce ogni giorno i dati aggiornati classificati nelle seguenti categorie: ricoverati con sintomi, pazienti in terapia intensiva, totale ospedalizzati, pazienti in isolamento domiciliare, totale positivi, variazione totale positivi, nuovi positivi, dimessi guariti, deceduti, totale casi e numero di tamponi.

Occorre individuare l’indicatore corretto da analizzare. I numeri di ricoverati, guariti o in isolamento sono dati che non fanno testo in quanto molti pazienti non vengono ricoverati in ospedale sia perché le loro condizioni non sono gravi, sia perché il sistema sanitario ha raggiunto il limite di saturazione.

Purtroppo, neppure il dato sui positivi al tampone è degno di nota in quanto è ormai evidente che il numero di persone che risultano infette è largamente sottostimato rispetto al dato reale (un recente studio dell’Istituto Superiore di Sanità ha stimato che il numero reale di casi potrebbe essere anche 10 volte maggiore rispetto al dato riportato [7]). Inoltre i dati sul numero di tamponi effettuati e sul numero di persone positive al tampone sono pericolosamente vicini e sono fortemente correlati. Ciò sta ad indicare chiaramente che il tampone viene fatto quasi solo a persone per le quali si cerca solo una conferma ad una diagnosi di Covid ottenuta per via clinica.

L’incremento giornaliero sia degli infetti che dei deceduti è un dato molto “rumoroso” in quanto affetto da notevoli ritardi nella comunicazione dei dati dal territorio. In ogni caso queste variazioni sono meno significative se si guarda al dato cumulato.

Anche il numero di morti è un parametro “con bias” in quanto c’è la reale possibilità (divenuta ormai una certezza almeno nelle zone della bergamasca) che pazienti deceduti a casa o nelle Residenze Sanitarie Assistenziali sfuggano alle statistiche.

Non avendo a disposizione dati puliti, la mia opinione è che il numero di morti sia lo stimatore meno affetto dai problemi evidenziati e dunque mi sono concentrato su quest’ultimo.

Stimare il numero totale di morti al termine della pandemia

La stima del numero totale di morti al termine della pandemia è un parametro molto importante per definirne l’entità. Una stima precisa ed accurata è fuori dalla mia portata, tuttavia possiamo cercare di farcene almeno un’idea analizzando il trend seguito dai dati.

Diverse equazioni hanno dimostrato la loro validità nel modellizzare l’andamento di fenomeni epidemici o di crescita. Tra di esse, le due più conosciute sono l’equazione di Gompertz [8] e l’equazione di Richards (detta anche curva logistica generalizzata) [9]. Recentemente è stata proposta un’ulteriore generalizzazione dell’equazione di Richards che è stata chiamata equazione corona-logistica [10].

Armati di questi strumenti è possibile trovare i parametri che consentono a queste tre curve di approssimare l’andamento dei dati il meglio possibile e, da questi parametri, estrarre l’asintoto delle curve che rappresenta il numero totale di morti attesi.

Questa è un’operazione di estrapolazione che, generalmente, è da vedere come il fumo negli occhi. Tuttavia in questo caso, non avendo pretese di rigorosità, possiamo farla ugualmente per avere almeno un’idea di dove andremo a parare.

Il risultato di questa analisi è riportato nella figura qui sotto.

coronavirus stima del numero totale di morti in Italia al termine della pandemia
Fig. 2. Numero totale di morti in Italia (pallini rossi) ed andamento delle tre curve: Gompertz (blu), Richards (arancione) e corona-logistica (verde)

Si può notare che c’è un ampio divario tra il dato previsto dalle tre equazioni. L’equazione di Gompertz fornisce il risultato più pessimistico, la corona-logistica quello più ottimistico mentre la curva di Richards si pone nel mezzo. Non riporto alcun dato sull’incertezza relativa a questi fit in quanto le considerazioni fatte qui sono da considerarsi solamente “spannometriche”.

Al momento, quindi, il valore predittivo di queste curve è ancora limitato. In ogni caso sembra che ci dovremo aspettare un numero di morti in Italia che varia tra i 20 ed i 28 mila. Numeri veramente impressionanti.

Il fatto che questi dati vadano presi molto con le pinze lo si evince anche guardando come essi sono evoluti nel tempo, ripetendo il conto man mano che i giorni passavano ed i dati a disposizione aumentavano. Ho fatto questo esercizio ed ho riassunto il risultato nella tabella sottostante.

Tabella 2. Numero totale di morti in Italia al termine della pandemia secondo le tre equazioni considerate e periodo di duplicazione.
Data Gompertz Richards Corona-logistica Tempo di raddoppio
16/03/2020 20 000 8 800 3 300 2.3
17/03/2020 29 500 18 000 3.4
21/03/2020 137 000 56 000 16 000 4.1
23/03/2020 85 600 57 000 14 000 4.2
24/03/2020 66 700 50 900 13 700 4.2
26/03/2020 40 200 16 800 13 300 4.5
30/03/2020 38 700 27 600 17 800 8.0
01/04/2020 35 400 26 100 18 400 8.8
02/04/2020 33 900 25 400 18 800 9.3
05/04/2020 30 300 23 900 19 900 9.3
06/04/2020 29 300 23 500 20 100 17.9
09/04/2020 27 700 23 600 21 000 19.3

Come potete vedere dai dati in tabella, con il passare del tempo l’oscillazione dei numeri si è ridotta molto ed anche la differenza tra le “previsioni” delle tre equazioni che, adesso, stanno pian piano convergendo verso valori simili.

Ciò è dovuto al fatto che le equazioni ed i dati reali presentano un punto di flesso (ovvero un punto nel quale cambia la concavità della curva) e, prima che i dati reali utilizzati per calcolare i parametri delle equazioni abbiano superato tale punto, l’affidabilità di modelli del genere è veramente limitata. Al massimo possono essere usati per prevedere l’andamento a qualche giorno di distanza ma no di più.

Anche approcci molto più complessi utilizzati dagli specialisti soffrono del medesimo problema ed è il motivo per cui nessuno scienziato “sano di mente” si è fin’ora azzardato a fare previsioni con date e numeri precisi (nemmeno il gruppo di scienziati che sta consigliando il Governo sulle scelte da prendere).

E’ già stato raggiunto il picco della pandemia? Un dato importante per capire quando potremo tornare a viaggiare.

Il punto di flesso di cui abbiamo parlato coincide, in realtà, con il punto di picco della pandemia, oltre al quale la strada “è in discesa”. Possiamo, dunque, provare a vedere se abbiamo già raggiunto il picco e, se no, provare a stimare quando questo arriverà.

Per fare ciò la velocità di variazione nel tempo del nostro indicatore (in questo caso il numero di morti) può fornire indicazioni utili ma, il vero parametro cruciale è la sua accelerazione. L’ho calcolata ed eccola in figura 3 insieme alle previsioni delle nostre tre equazioni (il codice dei colori è lo stesso già utilizzato nella figura precedente.

Stima della data di raggiungimento del picco dell'epidemia in Italia
Fig. 3. Stima della data di raggiungimento del picco dell’epidemia in Italia. La linea nera verticale tratteggiata rappresenta la data di inizio del “lockdown” (10 Marzo 2020).

In figura 3, la data di raggiungimento del picco è quella per le quali le curve (ed i dati reali rappresentati dai pallini rossi) precipitano al di sotto dell’asse orizzontale. Le tre equazioni dicono che il picco dei decessi è stato superato il 26 di Marzo circa ma, dai dati reali, è evidente che non sia così (ecco perché vi dicevo di prendere con le pinze quello che dicono le equazioni).

Guardando i casi riportati, anche se sono parecchio “rumorosi” sembra che il picco sarà da qualche parte tra il 10 ed il 15 Aprile (se viene mantenuto l’andamento attuale). Da questa data in avanti i risultati delle equazioni (che continueranno a cambiare con il tempo) potranno considerarsi un pochettino più credibili.

Attenzione, però, qui stiamo parlando del numero di morti ma la morte arriva dopo l’infezione, dunque il picco degli infetti potrebbe essere già stato raggiunto. Ne riparleremo tra poco.

Per avere risultati più attendibili bisognerebbe, usare dei veri e propri metodi previsionali, non solo cercare di adattare una curva ai dati. Per far ciò esistono metodi notevolmente complicati che sono fuori dalla mia portata e metodi più semplici ma che hanno dimostrato di essere comunque validi in epidemie passate. Mi riferisco, in particolare, ai cosiddetti modelli compartimentali (o SIR-like) [11]. Se avrò tempo magari proverò a cimentarmi un pochino in questo senso ma, per ora, non l’ho ancora fatto.

Finché non viene raggiunto il picco, i dati possono anche essere descritti abbastanza bene da una semplice curva esponenziale (l’andamento esponenziale è evidentissimo in figura 1) che viene, poi, via via abbandonata. Siccome il picco si sta avvicinando, è interessante analizzare la deviazione dei dati dall’andamento esponenziale. A tal proposito osserviamo la figura 4.

Deviazione del numero di morti rispetto ad una crescita esponenziale
Fig. 4. Deviazione del numero di morti rispetto ad una curva esponenziale. La linea verticale viola rappresenta la data oltre la quale ci si attende di osservare l’effetto del lockdown.

Si può vedere che il numero di morti (pallini rossi) segue bene un andamento esponenziale fino alla data del lockdown (attenzione, per rendere più evidente il concetto ho utilizzato una scala logaritmica sull’asse verticale, ciò vuol dire che una curva esponenziale viene trasformata in una linea retta. Ora mi sto riferendo alla linea tratteggiata blu) con un tempo di raddoppio (tempo impiegato per raddoppiare i casi) di circa 2.3 giorni (si veda l’ultima colona di tabella 2). Dopodiché i dati si discostano da essa iniziando a seguire un’esponenziale con un tempo di raddoppio più lungo (circa 4 giorni, linea tratteggiata arancione)

Evviva, allora i sacrifici che stiamo facendo rimanendo tutti chiusi in casa servono a qualcosa! No, non corriamo troppo.

Gli studi clinici sui pazienti indicano che, dal momento dell’infezione al momento in cui si presentano i sintomi possono passare dai 5 ai 14 giorni e l’eventuale morte avviene dopo ulteriori giorni. Dunque non è possibile che i morti inizino a diminuire nel giorno stesso in cui il blocco totale è esteso a tutta Italia.

Ciò che è più probabile, a mio avviso, è che questo sia l’effetto del blocco delle zone più colpite della Lombardia (ricordiamoci che i dati dei primi periodi dell’epidemia sono dominati dai dati lombardi) avvenuto ben prima (circa il 20 Febbraio) dell’estensione a tutto il Paese e dell’auto-isolamento che gli Italiani hanno iniziato lentamente a mettere in pratica autonomamente anche prima delle disposizioni governative.

Ci si attende, dunque, di osservare gli effetti del lockdown non prima del 24 Marzo. Questa soglia è evidenziata in figura 4 dalla linea verticale viola.

In ogni caso quello che abbiamo appena osservato è un segno inequivocabile che la strada del distanziamento sociale, in assenza di medicinali adeguati a contrastare il virus, è quella giusta. Infatti, a partire proprio dalla qualche giorno dopo data critica del 24 Marzo, il numero di morti inizia a seguire una nuova curva (linea tratteggiata verde) con periodo di raddoppio di circa 9 giorni e per poi rallentare ancora fino agli attuali 18/19 giorni (linea tratteggiata rossa; ricordiamoci sempre che l’effetto sul numero di morti arriva “in ritardo” rispetto all’effetto sul numero di contagiati che, però, conosciamo molto meno bene).

Perfetto, con l’analisi siamo giunti ai giorni nostri (oggi è il 10 Aprile) ed è confermato che siamo sulla strada giusta.

Dal fatto che il numero di morti sta raggiungendo il picco e dai dati sugli studi clinici che indicano che la morte di un paziente grave avviene mediamente dopo due settimane dall’infezione, possiamo ipotizzare che il punto di picco dei contagiati sia già effettivamente stato superato.

Abbiamo già parlato della scarsa qualità ed attendibilità di questo valore, tuttavia possiamo tentare di vedere se dai dati emerge qualcosa. Sfortunatamente il dato di accelerazione dei contagi (che sarebbe quello migliore per questo tipo di analisi) è talmente rumoroso da non consentire di osservare praticamente nulla. Possiamo, quindi, limitarci a dire qualcosa sul dato di velocità (ovvero di variazione nel tempo del numero di contagiati).

Osserviamo la figura 5.

Fig. 5. Numero totale di infetti (linea blu) e sua velocità di variazione (pallini verdi).

Anche il numero totale di infetti rappresentato dalla linea blu segue, in questo grafico semi-logaritmico, lo stesso andamento del numero dei morti riportato in figura 4. La sua velocità di variazione nel tempo (pallini verdi) è costantemente salita fino a toccare i 1600 nuovi infetti al giorno ed ora sembra avviata verso una graduale discesa. Mi sembra di poter dire che il picco sia stato raggiunto tra il 21 ed il 26 di Marzo (area grigia tra le due linee tratteggiate verticali nere).

Questo risultato è meno affidabile di quello che abbiamo ottenuto sul numero di morti ma mi preme sottolinea che è comunque compatibile con esso perché lo precede di circa 15-20 giorni, in accordo con l’osservazione clinica sul tempo trascorso mediamente tra l’infezione e la morte.

Dunque l’analisi “spannometrica” che ho fatto non è poi così campata in aria; anzi, direi che ha solide basi. La possiamo, quindi usare per rispondere alla nostra domanda iniziale.

Quando ne usciremo? Quando potremo tornare a viaggiare?

Il fatto che il picco dei contagi sembra essere stato raggiunto e che il picco dei morti probabilmente lo sarà tra pochi giorni non deve indurci a facili entusiasmi: un allentamento delle misure di distanziamento sociale potrebbe far precipitare nuovamente la situazione.

Dal primo caso riportato al picco è passato circa un mese e mezzo ed il picco vuol solo dire che siamo a metà strada. Dunque è difficile pensare che la situazione si risolverà prima della fine di Maggio (non è affatto detto che queste curve abbiano andamento simmetrico ma, per le nostre stime a spanne, possiamo far finta che lo siano), quindi circa tre mesi dopo l’inizio.

Questi tre mesi sono compatibili con il periodo di blocco necessario alla Cina per uscire dalla pandemia (cosa che sta accadendo proprio in questi giorni). Tuttavia il blocco cinese è stato molto più severo di quello italiano e, quindi, più efficace. Dobbiamo, quindi prendere in considerazione che in Italia ci voglia di più. Quando di più è difficile dirlo ma non farei troppo affidamento su una risoluzione entro l’estate.

Questo mantenendo l’attuale blocco di tutte le attività. La politica, però, prende le sue decisioni in base a molteplici fattori ed il dato scientifico è solo uno di questi. Altrettanto importante è, ad esempio, il dato economico.

Può l’economia del nostro paese sopportare un periodo così lungo di blocco? Evidentemente no. Per questo motivo si sta ragionando su una riapertura anticipata, graduale e scaglionata delle attività. Questo porterebbe una boccata d’ossigeno all’economia ma potrebbe anche portare ad un ulteriore allungamento dei tempi di uscita dalla crisi sanitaria.

In ultima analisi, secondo il mio personale parere, saremo molto fortunati (ma davvero molto) se potremo riprendere a viaggiare nei mesi estivi e solo in Italia. Gli altri paesi europei hanno visto esplodere la pandemia dopo l’Italia (vedi la tabella 1 all’inizio dell’articolo) ed è ragionevole pensare che ne usciranno dopo.

La battaglia italiana contro il virus (che sta facendo scuola in tutto il mondo prendendo a modello l’esperienza cinese ad adattandola ad un contesto occidentale) ha regalato al mondo intero settimane preziose per prepararsi e linee guida precise da seguire. Sperabilmente, quindi, all’estero l’epidemia potrebbe risolversi più rapidamente che in Italia ma questo è tutto ancora da dimostrare e missà che, per tutto il 2020, uscire dai patrii confini sarà piuttosto difficile.

Concludendo, spero vivamente di essermi sbagliato e di essere stato troppo pessimista sull’uscita da questa crisi. Come disse qualcuno: lo scopriremo solo vivendo. Nel frattempo non correte rischi e state a casa!

Riferimenti

14 Risposte a “Coronavirus – Quando finirà? Quando potremo tornare a viaggiare?”

  1. Io di solito non guardo i numeri, sia perchè un po’ mi spaventano e non li capisco molto bene sia perchè ritengo che sarà utile guardarli solo una volta finita questa pandemia. La domanda che ci facciamo su quando potremo viaggiare però ce la siamo posta un po’ tutti, ma non solo fare viaggi di lunga distanza, anche semplicemente uscire dalla nostra città o regione. Io spero al più presto, ma soprattutto spero che per l’estate potremo avere un vaccino così che quando potremo tornare a viaggiare potremo farlo in totale tranquillità.

    1. Purtroppo temo che per il vaccino i tempi saranno lunghi, ammesso che ci sarà mai. A quanto ne so non abbiamo nemmeno ancora il vaccino per il SARS-Cov-1 (il virus comunemente detto “della SARS”) che è in circolazione da molto più tempo… Ovviamente spero di sbagliarmi.

    1. Speriamo davvero che trovino qualcosa, che sia un vaccino o un farmaco funzionante, altrimenti avremo questo virus tra i piedi ancora per parecchio tempo!

  2. Io inizio ad essere un po’ satura di informazioni dove ogni giorno esce la novità, il virologo che ha scoperto una cosa completamente diversa dall’altra e quant’altro. Cerco di vivere alla giornata cogliendo ogni piccola possibilità di avvicinamento ad una vita normale perché prima o poi bisognerà riprendere altrimenti, anziché morire di coronavirus, si morirà di fame o di esaurimento nervoso.

    1. Di fame non credo, l’esaurimento nervoso mi sembra più probabile 😀 Comunque, dopo la pandemia, prevedo due picchi: uno di divorzi ed uno di parti! Così, per sdrammatizzare un po’…

  3. Credimi: ho letto questo post tre volte a distanza di giorni, ma io sono gnucca e mi sono persa nei ragionamenti matematici. La domanda che mi attanaglia in questi giorni è: avremo ancora voglia di viaggiare? Quali saranno i luoghi che di fideranno di avere in casa gli Italiani? e fra quanto tempo?
    Io da parte mia, sto valutando di viaggiare in modo diverso: preferendo un turismo lento e di prossimità. Trekking, cicloturismo, road trip nei dintorni di casa, alla scoperta di quei luoghi poco battuti.

    1. Ormai la pandemia è globale, quindi non ci sara il problema di essere italiani o meno dato che siamo tutti nella stessa barca. In ogni caso, quando finirà tutto, quello che resterà sarà la voglia di ricominciare, di ripartire da dove si è interrotto. Dunque sì, avremo ancora voglia di viaggiare. Forse di più! Dovremo iniziare a farlo lentamente, come dici, con accortezza maggiori e, magari, viaggeremo un po’ meno per via dei problemi economici che sicuramente ci saranno ma, con il tempo, sono sicuro che tutto tornerà come prima. Per certi versi è un bene, per certi altri no perché non sono affatto sicuro che avremo imparato a non compiere gli stessi errori commessi in passato.

    1. Nemmeno io ma, purtroppo, queste sono cose naturali per cui è sbagliato chiedersi se sono cose che possono succedere, bisogna solo essere preparati per “quando” succedono. Ma anche definire cosa significa “essere preparati” non è così semplice.

  4. L’unica cosa che possiamo fare al momento è seguire le raccomandazioni e le indicazioni per evitare il più possibile i contagi. Noi viviamo di turismo, avendo un hotel sul mare, ma i costi per sanificare e i possibili rischi di contrarre il virus aprendo le porta ci lasciano pensare che per quest’anno forse è meglio rimanere chiusi!

    1. Sì, purtroppo non c’è altro da fare anche se questo comporta pesantissime conseguenze a livello economico per chi lavora in settori come il vostro. Temo, però, che un allentamento delle restrizioni troppo prematuro possa portare più danni (e quindi problemi economici) che altro.

  5. Luca mi viene un po’ d’ansia a pensare al domani. Che staremo dentro fino a fine maggio per me è certo ma l’idea di rinunciare all’estate spaventa tantissimo

    1. Lo immagino ma pensare che possa essere un’estate come le altre mi sembra davvero un azzardo. Spero di sbagliarmi ma, ammesso di potersi muovere, temo che ci saranno comunque considerevoli limitazioni. Chiaramente anche noi speriamo che tutto possa risolversi al più presto. Non resta che incrociale le dita e stare a casa.

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